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La valutazione dei rischi: errori frequenti e corrette metodologie per evitarli

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Approfondimento sulla valutazione dei rischi, sulle definizioni di pericolo e rischio, sulle caratteristiche dei diversi metodi valutativi induttivi e deduttivi. Analizziamo i possibili errori suddividendoli in cinque principali categorie: di fondo, di impostazione, metodologici, tecnici e di gestione
La valutazione dei rischi è il punto cardine dell’insieme di disposizioni e misure necessarie per evitare o quantomeno per diminuire i rischi professionali e tutelare la salute e sicurezza dei lavoratori. È un processo fondamentale che consente ai datori di lavori di prendere i provvedimenti adeguati per la prevenzione di incidenti, infortuni e malattie professionali. Ma spesso si possono commettere degli errori, se non si mettono in atto le giuste metodologie di analisi.
Per facilitarci in questo compito si può far riferimento al documento pubblicato sul sito del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Pisa, a cura di Stefano Gini e M.G. Marchesiello.
Nel documento intitolato “D.Lgs 81/2008. La Valutazione dei Rischi” innanzitutto si ricordano le importanti definizioni di rischio e pericolo, concetti che spesso tendono ad essere confusi:
- pericolo: è la “proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni”. È dunque un “concetto deterministico, non legato a fattori esterni”;
- rischio: è la “probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione”. In questo caso il rischio è un “concetto probabilistico” e la nozione di rischio “implica l’esistenza di una sorgente di pericolo e delle possibilità che essa si trasformi in una perdita o un danno”.

Dato, quindi un certo pericolo, il “relativo livello di rischio non è univocamente determinato, ma esistono tanti diversi livelli di rischio quante sono le combinazioni delle condizioni al suo contorno” (modalità operative, procedure, condizione ambientali, formazione, caratteristiche organizzative, ...).

Una valutazione dei rischi (VdR) deve tener conto delle “problematiche legate all’organizzazione dei sistemi di lavoro e dei soggetti che vi operano alle loro interrelazioni ed ai comportamenti”.
I metodi di valutazione dei rischi si possono suddividere in:
- metodi induttivi: “si ipotizza il guasto e successivamente si analizzano gli eventi che questo può causare”.
- metodi deduttivi: “si ipotizza il risultato finale e successivamente si ricercano le cause che lo hanno generato”.

Ci soffermiamo ora sui principali errori che possono essere commessi in ordine alla valutazione dei rischi. I primi due errori sono molto comuni, e possiamo individuali come “errori di fondo”. Sono errori che vengono commessi quando non si conosce o non si tiene conto “degli obiettivi del processo di valutazione e del suo reale significato”:
- “credere che la valutazione sia un processo da attivare ‘una tantum’ e non un metodo sistematico per gestire la prevenzione;
- interpretare la valutazione come un mero atto formale, un iter burocratico ‘dovuto’, una nuova ‘tassa’ sulla salute per le imprese, quindi da sbrigare nel modo più semplice ed economico”.

Passiamo agli “errori di impostazione” che spesso sono la logica conseguenza dei due precedenti errori di fondo e derivano, infatti, “dal non tener conto degli obiettivi della valutazione, o dall’attivare un percorso incoerente e inadeguato rispetto agli obiettivi stessi”.
Questi i due possibili errori di impostazione:
- “sbilanciare la valutazione verso gli aspetti ‘diagnostici’ (analisi del rischio) a scapito degli aspetti ‘terapeutici’ (interventi da attuare per risolvere i problemi)”;
- affidare la valutazione “a persone poco preparate, o inadeguate come numero, o con scarsità di tempo e strumenti a disposizione”.

Ci sono poi tanti e possibili “errori metodologici” nelle valutazioni dei rischi:
- “confondere la mera descrizione delle condizioni di rischio con la loro valutazione;
- omettere di valutare i rischi in alcuni reparti o lavorazioni, magari considerati marginali e irrilevanti rispetto al ciclo produttivo;
- non curarsi di acquisire ed elaborare tutta la documentazione necessaria;
- non coinvolgere i soggetti che devono essere coinvolti (medico competente, R.L.S., ecc.), o coinvolgerli solo in modo meramente formale, come compimento di un atto dovuto e non come acquisizione di un contributo sostanziale;
- mancata o carente elaborazione-individuazione delle misure preventive, di ogni tipo: tecnico, organizzativo, procedurale, DPI, informativo, formativo;
- mancata formulazione di un preciso programma attuativo, scandito nel tempo, basato su priorità, esplicito e motivato;
- mancata dichiarazione dei criteri seguiti nel valutare i rischi;
- esecuzione della valutazione dei rischi ‘a tavolino’, fondandosi solo sull’uso di strumenti precostituiti (cartacei o informatici) senza un riscontro reale delle condizioni di rischio.

Non bisogna poi dimenticare alcuni possibili “errori tecnici”:
- “errori ‘materiali’ nella valutazione, e prima ancora nell’individuazione, dei rischi, con omissioni, sottovalutazioni ma anche sopravvalutazioni;
- errori ‘materiali’ nell’individuazione ed elaborazione nelle misure preventive da attuare, pur in presenza di input corretti”.

L’ultima categoria di possibili errori nella valutazione dei rischi, è costituita da “errori di gestione”:
- “mancata illustrazione, socializzazione e discussione dei risultati del processo di valutazione;
- messa in atto parziale o incompleta delle misure preventive definite;
- mancata attivazione di procedure e sistemi per l’aggiornamento continuo del processo valutativo, che dovrebbero essere già previsti nella valutazione stessa;
- mancata ripetizione del processo valutativo” al variare dell’organizzazione di lavoro (come indicato nel comma 3 dell’art. 29 del D.Lgs. 81/2008), “degli impianti, del ciclo, delle sostanze usate, delle conoscenze scientifiche sui rischi.
 
Referente: Ing. Grazia Di Ciaula
e-mail: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

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